Si cambia rotta. Ovvero, della leggerezza nello yoga e dell’eterna battaglia tra Topolini e Paperini interiori
Ciao cara lettrice e caro lettore, da oggi cambio. Non intendo dire che lascio lo yoga, assolutamente no, ma ho intenzione di iniziare a raccontare questo mondo più per come lo vivo realmente che per come lo si racconta sui libri.
Ma come, dirai tu, hai appena iniziato con il blog, ci hai tenuti appesi per mesi e già pensi di aver sbagliato tutto?
Be’, non proprio tutto, ma ho capito che ogni cosa che facciamo può arricchirci o farci restare nella nostra zona di comfort e, dato che ho bisogno da tutta la vita di lavorare sulla leggerezza e sul lasciare andare per uscire dalla mia, penso che un po’ di freschezza pure nel blog aiuterà, eccome. E spero servirà anche tutti quelli che sono convinti che ci sia una risposta per tutto nei manuali e che ti andrà sempre tutto bene, purché tu non esca dal tracciato che altri hanno scritto per te.
I Topolini e i Paperini dentro di noi
Ti sembra una scelta poco opportuna? Pensaci un secondo. A nessuno fa impazzire Topolino, giusto? Lui è quello sempre a modo e fortunato che fa un lavoro super fico e non dice mai una parola fuori posto. Invece, a noi, o almeno al 99% di noi, piace molto di più Paperino. Ci piace perché è autentico, perché ci possiamo riconoscere in lui e per tanti altri tratti simpatici e imperfetti che ora non sto qui a elencare.
A parte questa parentesi di cui forse solo mia madre coglierà pienamente il profondo significato, l’idea di liberarmi di un po’ del peso della responsabilità di raccontare lo yoga a modino mi girava per la testa da un po’, così come anche quella di spostare i miei post di Instagram sul mio profilo personale @bythesea86, invece che sul very corporate @cuoreyogaroma.
Una follia? Ci sono pro e contro come per ogni cosa, ma per ora vorrei essere io in prima persona a raccontare questo viaggio, con tutti i miei limiti e ridimensionando – sempre nel rispetto della tradizione, tranquill* – quell’alone di perfezione che la disciplina sembrerebbe richiedere. Perché la verità è che, lo yoga, come la vita stessa, è un percorso ad ostacoli e a volte cadi di faccia mentre ne stai saltando uno… O mentre stai facendo chaturanga, che per me è più o meno la stessa cosa.
Disavventure illuminanti e 5 piccole lezioni di vita da yogini
Dopo diversi giorni di rimuginio su quale potesse essere la strada migliore per i contenuti di Cuore Yoga, ieri la rivelazione è arrivata con una delle mosse più stupide e azzardate della mia vita da yogini: un chaturanga che ha messo KO una spalla già dolorante da giorni per via di una serie di altri chaturanga e mi ha fatta schizzare al pronto soccorso con il magone per il timore di essermi lussata qualcosa. Niente lussazione, niente di rotto salvo l’onore, ma mi toccherà stare a riposo almeno per qualche giorno.
C’è però un lato positivo anche nelle disavventure – e forse soprattutto in quelle – perché sono portatrici di grandi lezioni, tantissime delle quali perfettamente riconducibili alla filosofia yogica.
Le cose che ho imparato in questi ultimi giorni, per me, si riassumono in questi cinque punti.
1. Ciao ego, ciao.
Lezione n. 1 nello yoga: l’ego va smontato, ma devi tenere presente che è sempre in agguato. Forse per gli insegnanti ancora di più, perché per quanto la tua esperienza possa essere breve sei convinto che padroneggiando la disciplina più dei tuoi allievi tu ti possa permettere molte cose. Tipo i chaturanga senza riscaldamento, per dirne una.
2. Le parole sono importanti, la verità lo è di più
Le parole contano, così il rispetto per una disciplina così antica, ma togliere la leggerezza dallo yoga è come servire una Sacher senza la marmellata (ammazza che paragone di livello!). La leggerezza è un valore e non c’è niente di irrispettoso, blasfemo o stupido nell’utilizzarla. Al contrario: riuscire a trovarla nelle cose che facciamo può far parte di quel processo di distacco dall’ego che tutti noi patiti di spiritualità stiamo intraprendendo. Non solo: la leggerezza può consentire di raccontare la verità in modo più efficace, dove per efficace intendo utile a chi legge.
3. La credibilità si trova nel punto di equilibrio tra impegno sincero e realtà
Raccontare le cose in maniera meno seriosa non mi renderà meno credibile come insegnante, solo più umana. O, almeno, è questo che mi sto ripetendo ed è questo ciò che sento di fare.
C’è chi pensa che un insegnante di yoga sia uno pseudo-guru, ma non è così: con l’eccezione di alcuni (pochi) illuminati, un insegnante è un essere umano come tutti, che ama lo yoga e che ha deciso di inserirlo nella propria vita come parte fondamentale e ci mette tutto se stesso. E il percorso non è affatto lineare: si balla, si traballa, si cade e ci si rialza. Nella pratica personale così come a lezione.
4. Amo il vinyasa non ricambiata (e il vinyasa ama i preliminari)
OK questo è vero solo in parte, ma nello specifico temo dovrò rinunciare per un po’ ai vinyasa intensi, quelli che oltre che ti rassodano la mente mentre rassodano il corpo, almeno finché non metterò su abbastanza muscoletti da non farmi male. È un peccato, perché contavo nelle altre 300 ore certificate da fare in una cascina in Piemonte con un certo insegnante, di cui non farò il nome ma che ha fondato una scuola dedicata principalmente alla formazione. E vabbè.
A parte questa constatazione, con cui sto ancora facendo pace, c’è una lezione fondamentale che dico sempre agli altri e avrei dovuto ricordare a me stessa: prima di iniziare qualsiasi pratica, a meno che non sia yin, è fondamentale il riscaldamento.
5. Il giudizio ci rende più Topolini, la spontaneità lascia libero il Paperino che è in noi
Se pensi che questo non abbia niente a che fare con lo yoga, ti sbagli. Non voglio dare addosso al povero Topo Michele, anche se così può sembrare, ma voglio solo dire che tutto questo correre dietro all’immagine perfetta non fa che aumentare la nostra frustrazione e renderci meno veri in ciò che facciamo, e la frustrazione è tanto più grande quanto più il riflesso che vorremmo dare di noi è lontano dalla nostra vera essenza.
Ammesso e non concesso che esista un senso reale dietro il concetto di “perfezione” così come lo intendiamo oggi, siamo imperfetti in quanto umani, e viceversa. Accettarlo è parte di quel percorso di amore e distacco che è lo yoga.
Namasté!