Lo Yoga è unione di corpo e mente, sempre e comunque, ma ci sono tanti modi per raggiungere questo risultato. Quale percorso è il più adatto a te? Scopriamolo insieme.
OK, le tue amiche hanno iniziato un corso di yoga e non hanno fatto che dirti quanto sia rilassante / tonificante e tutte altre cose positive che finiscono con “ante” e tu, finalmente, hai deciso di buttarti in questa nuova avventura.
Bene! Almeno fino a che non hai scoperto che gli stili di yoga non sono tutti uguali e che ne esistono tantissimi in grado di rispondere alle esigenze dei diversi corpi e delle differenti personalità dei praticanti.
Quanti stili ci sono? E come capisco quale fa per me?
Come dice il Brucaliffo: comincia dal principio.
Ecco, il principio di questo post è che, di fondo, lo Yoga è uno e uno soltanto: è il percorso spirituale che, nelle tradizioni orientali, ha lo scopo di unire corpo, mente e spirito per riportarti alla tua vera essenza di essere “divino”.
In pratica – mi scuso con gli esperti se la faccio così semplice – per arrivare dal punto A al punto B puoi seguire strade diverse, ma l’obiettivo resta lo stesso.
Nella Bhagavad Gita, Krishna parla all’iniziato Arjuna di quattro vie dello yoga: il Karma Yoga (la via dell’Azione), il Bhakti Yoga (la via della Devozione), lo Jnana Yoga (la via della Conoscenza) e il Raja Yoga (la via Regale). Per approfondire la Bhagavad Gita non basterebbe un blog intero, quindi per ora andremo velocemente sui punti che ci interessano e dovremo sacrificarne altri.
Il Raja Yoga è lo yoga che comprende in sé tutte le vie e ad esso fanno riferimento gli Otto Passi di Patanjali, da cui deriva anche l’Hatha Yoga, ovvero uno stile di yoga che prevede un coinvolgimento fisico che è il padre di tutti gli stili che vedrete praticare nelle palestre, nei centri yoga e nei video su YouTube.
Vediamo ora gli stili più famosi e alcune delle basi a partire da cui puoi decidere se scegliere uno piuttosto che un altro.
Hatha Yoga: lo yoga del Sole e della Luna
La parola Hatha deriva dal sanscrito Ha (Sole) e Tha (Luna): è l’unione tra la mente e il corpo, il maschile e il femminile. Nell’Hatha si assumono, mantenendole per un numero di respiri che va da 6 a potenzialmente infinito, le posizioni che tutti conoscono come “yoga”, ovvero le asana, che hanno l’obiettivo di condurre il praticante verso uno stato meditativo.
In realtà, la pratica stessa delle asana è meditazione in movimento, perciò in un certo senso, se pratichi con la giusta intenzione e restando nel qui ed ora, mentre le esegui stai già meditando.
Parliamo di uno stile riflessivo, lento, dove i movimenti sono misurati: se non riesci a stare ferma o fermo nemmeno un secondo, provalo! Potresti innamorartene alla follia!
Inoltre, ricorda che l’Hatha è la base di ogni stile di yoga che faccia ricorso alle asana, quindi se sei un principiante non ci sono dubbi: comincia con l’Hatha, impara bene le basi e poi valuta tu se valga la pena provare altri stili.
Ti racconto questa cosa prima di passare ad altro: una mia allieva una volta mi ha detto di essersi messa letteralmente a gridare per la stizza durante una lezione di Pilates, perché non riusciva a stare ferma tanto a lungo, mentre invece adora l’Hatha yoga.
Ergo: ti piacerà, ne sono certa.
Vinyasa Flow: la danza del corpo per l’unione con lo spirito
Il maestro Krishnamacharya, all’inizio del Novecento, dà vita a uno stile che, neanche a dirlo, prende le mosse dall’Hatha, e ci aggiunge un particolare “inedito”: l’accento è sulla transizione tra una posizione e l’altra.
Per semplicità potremmo dire che nel Vinyasa ad ogni asana corrisponde un respiro e ci si muove in sequenze dinamiche. L’aspetto meditativo è legato più alle transizioni che allo stare nella posizione.
Per me, con il Vinyasa Flow è stato tutto tranne che amore a prima vista: all’inizio mi sembrava troppo veloce rispetto all’Hatha, troppo “ginnastica”. Poi l’ho approfondito e… Mai parere cambiò così radicalmente! Oggi, nelle mie lezioni, amo alternare dei vinyasa a posizioni più statiche e senza una sequenza di flow mi sento come se mi mancasse un pezzo.
Se sei irrequieta/o l’Hatha dovrebbe essere sempre la prima scelta, ma da cuore irrequieto a cuore irrequieto ti dico che il Vinyasa Flow ti darà tante, tante soddisfazioni.
Ashtanga Vinyasa: forza e sequenze fisse
L’Ashtanga Vinyasa, da non confondere con l’Ashtanga Yoga che è il termine sanscrito per gli Otto Passi di Patanjali, non è uno stile facile: richiede forza e, francamente, sudore. Tanto.
Sri K. Pattabhi Jois, allievo di Krishnamacharya, è a pieno titolo il pioniere di questo stile, caratterizzato da sequenze piuttosto impegnative e che si ripetono sempre uguali. La principale differenza con il Vinyasa è che quest’ultimo permette la creazione di sequenze libere, mentre nell’Ashtanga Vinyasa sono prefissate.
Se sei metodica/o e necessiti di un lavoro fisico intenso, molto intenso, questo è probabilmente lo stile più adatto a te.
Iyengar Yoga: la ricerca dell’allineamento perfetto
B. K. S. Iyengar è un altro allievo di Krishnamacharya ed è conosciuto da tutti come un grande maestro. Il suo metodo è molto rigoroso e si concentra sull’allineamento perfetto del corpo durante il mantenimento dell’asana.
Talvolta (spesso), l’allineamento, specie per i principianti, nell’Iyengar si raggiunge con l’aiuto di attrezzi e supporti come blocchi e cinghie.
Se vuoi rigore e ti piace studiare il mondo con la lente di ingrandimento, non resterai delusa dalla tua prima lezione di Iyengar.
Gli altri: dal Kundalini al Bikram agli stili meno noti
Come ti dicevo, ci sono tanti, tantissimi stili nati in epoche più o meno recenti.
Il Kundalini è di certo uno dei più antichi e avrebbe meritato un paragrafo tutto per sé, ma non lo conosco abbastanza da poterne parlare con un minimo di oggettività e quindi mi limiterò a dirti che include mantra (non in sanscrito, perché l’origine geografica è del Nord dell’India), kriya (movimenti di purificazione), asana e meditazioni, tutte rivolte all’apertura dei chakra e al risveglio della Kundalini – altre tematiche meravigliose di cui parleremo in futuro e che non posso approfondire qui.
Oltre a questi, ci sono il Bikram Yoga che prevede di praticare in una stanza con una temperatura di 30 gradi o qualcosa del genere (in bocca al lupo, se vuoi provarlo), l’Anusara Yoga, il Nidra Yoga (bellissimo e del tutto diverso dagli altri), lo Yin Yoga, la Shakti Dance, l’AcroYoga e chi più ne ha più ne metta.
Quindi? Come scelgo lo yoga per me?
Per quanto la lunghezza dei miei post non faccia sembrare credibile quello che ti sto per dire, ricorda: “lo yoga è per il 99% pratica e per l’1% teoria”.
Con questo post spero di averti dato una prima idea di quale potrebbe essere lo stile più vicino a te, ma la strategia davvero efficace per scoprirlo è solo una: praticare, praticare, praticare!